LA VERITA' DIETRO UN MONDO DOMINATO DA MASCHI?

 

Nel mio lavoro di raccolta di informazioni per preparare conferenze dedicate alla storia dell’arte e all’antropologia, spesso mi ritrovo ad approfondire la struttura sociale di civilta’ del mondo antico, facendo inevitabili confronti con le nostre societa’ contemporanee. E’ per me di grande interesse notare come le posizioni ed i ruoli dell’uomo e della donna all’interno di un contesto sociale tendano generalmente a trovarsi in stretta correlazione con l’immagine della/e divinita’ della propria comunita’ di appartenenza. Ed a tale riguardo molte delle informazioni da noi apprese a scuola, a casa e nella societa’ – spesso un vero e proprio “frutto” del modo di pensare della cultura in cui siamo immersi - entrano in conflitto con la vera realta’ delle cose.

Le lontane origini dell’Europa moderna vengono oggi fatte risalire ufficialmente ad una cultura definita come “indo-europea”, di provenienza asiatica e nota per una impostazione di tendenza patriarcale, guerriera ed aggressiva in linea con il carattere e la visione di dei maschili, dominanti ed iracondi: sono proprio questi ultimi, di fatto, i futuri promotori di tutte le “giuste cause” che per millenni innescheranno la miccia di guerre, stragi, repressioni, violenze e per le quali le donne in primo luogo si ritroveranno a pagare prezzi altissimi. E’ stato dunque per me molto istruttivo scoprire come l’enorme, tenace, straordinario lavoro dell’antropologa lituana MARIJA GIMBUTAS abbia fatto emergere con chiarezza come prima dell’arrivo delle suddette popolazioni indo-europee di stampo patriarcale (a partire dal 4500 a.C. circa) la da lei definita “Europa Antica” fosse in realta’ un territorio di impostazione fondamentalmente matriarcale e pacifico: la principale divinita’ era una dea – la Dea Madre – fonte della vita e dea della rigenerazione, in relazione alla quale il ruolo della donna nella societa’ non soltanto era di pari livello rispetto a quello dell’uomo, ma persino di maggiore importanza. Migliaia e migliaia di statuine riproducenti divinita’ femminili, sparse ovunque nel bacino del Mediterraneo, restano testimoni di un modo di pensare e di concepire il divino che trova la sua vera origine in questo periodo compreso approssimativamente tra il 4500 a.C. e ben prima del 7000 a.C.: parliamo dunque di diversi millenni! I cinquant’anni di pazienti ricerche della Gimbutas lasciano cosi’ trasparire dati a dir poco sconcertanti: citta’ costruite senza mura difensive perche’ semplicemente non vi era alcuna necessita’ di difenderle, assenza di tracce di scontri armati tra eserciti, forte presenza di manufatti di raffinata e complessa fattura. Un periodo di pace dunque straordinariamente lungo. Ed ecco allora il mito di una leggendaria, lontana “Eta’ dell’Oro” dell’umanita’ divenire improvvisamente realta’: non piu’ una vaga, astratta storia persa nella notte dei tempi, ma un qualcosa di reale che torna alla luce e – purtroppo - per i piu’ resta ancora sconosciuto.

A partire dal 4500 a.C., a seguito delle migrazioni da est a piu’ ondate delle popolazioni di stampo patriarcale e con l’arrivo delle loro divinita’ maschili e guerriere padrone indiscusse del pantheon, l’Europa un po’ alla volta diviene teatro di radicali mutamenti. Da questo momento infatti il maschio guerriero, geloso, possessivo e prevalicatore, conquista con la forza un sempre maggiore potere sulla donna tanto nella sfera “divina” quanto in quella “terrena”, fino a renderla definitivamente sua subordinata: di pari passo, puntualmente confermati dalle ricerche della Gimbutas, nella fino ad allora pacifica Europa della Dea Madre fanno la loro comparsa conflitti, odio razziale, brame di potere, repressioni, incurie ambientali, appoggiati e sostenuti da belligeranti divinita’ maschili senza scrupoli e senza amore. Le divinita’ femminili, in perfetta sincronia con la mutata sorte della donna non piu’ sovrana del proprio contesto sociale, si ritrovano ad essere relegate nel proprio stesso pantheon ad un ruolo subalterno rispetto alla nuova autorita’ maschile. Con conseguenze profonde che si protraggono – nota bene - fino al giorno d’oggi. La storia infatti si ripete impietosa, evidentemente segnata dagli stessi terribili avvenimenti che, sotto gli occhi di tutti, tambureggiano con frequenza quotidiana nell’attuale panorama mediatico. E’ opportuno precisare come tutti i libri sacri delle principali religioni monoteiste, in grado di esercitare ancora cosi’ tanta influenza sulle nostre culture e sul nostro modo di pensare, siano stati scritti da maschi ed inevitabilmente ci inducano ad immaginare la divinita’ con sembianze maschili. Ai danni di una visione piu’ femminile del mondo. Come se cio’ non bastasse, veniamo costantemente educati con l’idea che l’Europa discenda dalle aggressive popolazioni indo-europee. Ma di fatto nessuno ci parla delle ben piu’ antiche e pacifiche radici matriarcali del nostro continente. Eppure gli impressionanti risultati di coraggiosi ricercatori come Marija Gimbutas sono accessibili a tutti. E nonostante negli ultimi cento anni la situazione delle donne sia complessivamente di molto migliorata in termini di giustizia e conquiste sociali, di fatto viviamo ancora in un mondo di maschi, che da maschi e’ regolato e controllato.

Mi ritrovo purtroppo a dover concludere come laddove le donne esercitino poca influenza su una societa’, a lungo termine siano proprio li’ amore ed attenzione per la vita a mancare. Lo dico da uomo, non senza profondo rammarico. Piu’ che mai in questo momento mi rendo conto di come la nostra societa’ moderna ed il mondo in generale abbiano un sempre maggiore bisogno delle donne e del loro amorevole, paziente, essenziale apporto. Ma nel contempo – altrettanto importante - anche di uomini sensibili e piu’ “in contatto” con il proprio “lato femminile”. Senza dubbio tutto cio’ ci aiuterebbe ad ottenere societa’ piu’ pacifiche, tolleranti e con maggiore giustizia sociale. Se e’ vero che per costruire un futuro migliore e’ anzitutto necessario imparare dagli errori del passato, dal mio personale punto di vista mi sembra che il ruolo della donna sia strutturalmente fondamentale per una sana, pacifica societa’ che duri nel tempo. Spero che le donne di questo siano sempre piu’ consapevoli e che, d’altra parte, nelle nostre societa’ gli uomini si mostrino sempre piu’ disposti a lasciar loro maggiore spazio e liberta’ di azione. E’ cosa della massima attualita’ ed importanza, mi sembra, per il bene di tutti noi. E chissa’ che davvero non sia tornato il tempo di rimettere una divinita’ femminile al centro del nostro Pantheon.

 

Andrea Maddalena

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